venerdì 20 maggio 2016

La vita è bella





Le prime note della musica di Nicola Piovani sono chiare, subito riconoscibili, bisogna solo ascoltarle leggendo lo spartito. Questa è una metafora per dire che occorre fare un piccolo sforzo per ascoltare quello che c'è oltre, quello che non appare subito.
E ora come fare? Quale scegliere per rappresentare me e il mio lavoro? Forse tutte e quattro le versioni hanno qualcosa da dire e da descrivere.
Grazie a GianMarco Villa per la grafica.


mercoledì 4 maggio 2016

Relazione di un'esperienza sul campo

Relazione finale di un'esperienza osservativa sul campo 
Società Cooperativa Sociale L. S. 4 incontri con cadenza settimanale tra febbraio e marzo 2016

Ho avuto occasione di vivere un'osservazione sul campo del lavoro di S., mia tutor della scuola, presso la Società Cooperativa Sociale L. D. S. lavora in questo centro da molti anni e conduce degli incontri di musicoterapia con diversi gruppi, al mattino o al pomeriggio.
Il gruppoIl gruppo che ho seguito è composto da 4 persone, tutte adulte e ospiti del centro: Alessandro, Monica, Cristina, Ivano.
I tempiGli incontri si svolgono regolarmente, tutte le settimane, il giovedì pomeriggio dalle 13.00 alle 14.30.
Il setting
La sala dei suoni è una stanza quadrata della dimensione circa di 25 mq, con una porta finestra con  tenda e una porta che dà alla mensa. Ci sono qualche sedia e due panchette, due tavolini al centro, qualche scatolone stoccato a magazzino.Silvia allestisce il setting per la prima parte dell'incontro  con qualche CD sui tavolini al centro della stanza che rimangono per la prima parte dell'incontro. Su un tavolo vicino a lei Silvia predispone il lettore CD, l'MP3, casse.Lo strumentario a disposizione viene predisposto durante la pausa a metà incontro ed è composto da: xilofono, metallofono, piatti, tom, maracas e shakers, tamburelli e campanelli, triangoli, woodblock, legnetti, glockenspiel, conga, vari battenti.
Gli incontriI quattro incontri (più un primo giorno in cui sono andata a presentarmi al gruppo) sono stati descritti nei protocolli di osservazione che è possibile leggere parallelamente a questa relazione. Gli incontri cui ho partecipato hanno avuto sempre la stessa struttura e all'incirca la stessa scansione dei tempi. Le persone entrano e si siedono sempre allo stesso posto. Vengono ascoltati dei brani musicali proposti dai partecipanti la volta precedente. Durante la settimana S. procura il brano, tratto da un CD o, più spesso, scaricato dal web. Ho chiesto a S. perché non usa il wi-fi del centro per ascoltare la musica nel momento in cui viene proposta e sceglie di rimandare alla settimana successiva l'ascolto dei brani scaricati da casa. Lei dice che è una scelta per creare continuità da incontro a incontro e per sollecitare la memoria e l'aspettativa nei partecipanti. Dopo ogni ascolto S. conduce una verbalizzazione sul brano ascoltato, sulle emozioni o immagini suscitate. Le persone parlano in modo ordinato e senza sovrapporsi.  Questa fase dura circa mezz'ora e si ascoltano 3 – 5 brani. Si fa una pausa di 10 minuti, duranti i quali S. e Alessandro (e io) preparano il setting con lo strumentario. Gli altri escono e vanno al bar o a fumare. Si torna e, con poche parole, Silvia da inizio all'improvvisazione di gruppo che ha la durata circa di mezz'ora. Ciascuno può suonare lo strumento che preferisce e lo può cambiare quando vuole. Si può cambiare posto a sedere e si possono prendere più strumenti. Durante l'improvvisazione non si usa mai la voce cantata e non c'è scambio verbale.
Una volta finito di suonare vengono verbalizzate sensazioni, emozioni, pensieri per descrivere il proprio vissuto nell'improvvisazione.L'incontro si conclude con un ultimo ascolto, che può essere un brano nuovo o può riprenderne uno ascoltato all'inizio. Il pezzo non viene commentato. Mentre gli altri escono Alessandro si ferma e aiuta S. a sistemare la stanza mettendo via gli strumenti.

Punti di forza e osservazioniS. mi ha spiegato che in ambiente psichiatrico è importante creare un ordine e mantenerlo, dare sicurezza, mantenere la continuità che dia serenità alle persone.
Questa è una scelta che si vede, si sente. L'ambiente di lavoro che questo gruppo ha creato nel tempo fa percepire un senso di calma, di ordine. Si coglie un'identità forte nel lavoro che S. sta conducendo con queste persone.La consapevolezza rispetto a questi pensieri è maturata nel tempo di quattro incontri con il gruppo, ma ha attraversato una fase iniziale di sorpresa, spaesamento e non comprensione di quello che la situazione che osservavo suscitava in me. Ammetto che le prime due volte ho avuto la sensazione che non ci fosse movimento, che gli incontri fossero poveri e che quindi non ci fosse nessuna progressione di tipo terapeutico. Questo mi ha colpito perché non riuscivo a capire quale fosse il senso di questo lavoro e come fosse possibile che S. portasse avanti questo progetto da tanti anni. Le prime due improvvisazioni di gruppo per me sono state disarmoniche, disordinate, non coinvolgenti. Avevo la sensazione che ognuno suonasse da solo, che non ci fosse incontro tra i partecipanti e men che meno con me.Poi la terza volta è successo qualcosa di nuovo: ho sentito che stavo suonando con qualcuno di loro, che c'era incontro, che stavamo facendo qualcosa che aveva un senso, che ci stavamo dicendo qualcosa. Ho avuto la sensazione che suonare con loro fosse bello.
Sono rimasta piacevolmente colpita dal fatto che questa sensazione è stata confermata verbalmente da Alessandro e da Monica. Hanno detto di aver apprezzato il suonare con me, che è stato divertente e che, addirittura, suono bene le congas.Durante il quarto incontro ho percepito che il gruppo mi aveva accettato e che potevamo stare insieme senza preoccupazioni rispetto alle nostre presenze e alle nostre persone. Abbiamo suonato in modo leggero e senza preoccupazioni rispetto a una prestazione o a un giudizio, anzi godendoci il momento sapendo che era l'ultima volta.Nel terzo e quarto incontro ho percepito e abbozzato una consapevolezza che non esiste uno stare fermi in assoluto, che ogni volta succede sempre qualcosa di diverso, che ogni avvenimento ha un senso e, in qualche modo, una direzione.
Ho chiesto a S. cosa avesse osservato rispetto al mio arrivo nel gruppo e come potesse giustificare questo mio spaesamento iniziale. Mi ha risposto: “Quando sei arrivata hai generato un disordine, poi il gruppo ha ricreato un ordine”. Bellissimo. Questo commento di S. è stato illuminante. Ho capito quanto sia importante osservare quello che succede per quello che è, nel modo e nel momento in cui succede. L'approccio fenomenologico, per quanto non sia semplice da applicare, aiuta a ripulire dai giudizi, dai preconcetti e dalle razionalizzazioni. Prima di questa esperienza non avevo considerato la possibilità che il mio arrivo in questo gruppo potesse generare una distrazione tale che avrei letto come disarmonia, disordine, non coinvolgimento. E soprattutto non avevo considerato che quello che osservavo potesse essere causato proprio dal mio arrivo. Come dice il Principio di Indeterminazione di Heisenberg quando si osserva un fenomeno non si può prescindere dal considerarsi parte del fenomeno osservato.
Ripenso a S. e al suo ruolo in questa dinamica. Mi chiedo se ha osservato quello che ho descritto, in quale misura e quanto il suo comportamento sia stato scelto e consapevole. E' stata molto brava nel lasciare che il gruppo vivesse sia la fase di spaesamento al mio arrivo sia, progressivamente, la mia accoglienza e accettazione. Il suo ruolo da conduttore trasparente è stato molto delicato e rispettoso. Sono convinta che sia frutto di una lunga esperienza e di una serie di riflessioni a riguardo.

Laboratorio espressivo

Laboratorio espressivo anno scolastico 2016 -2017 presso CFP Enaip Cantù                                                                      

L’adolescenza è un passaggio stretto e delicato, che scuote tutti i rapporti, verso l’esterno (amici, genitori, insegnanti) e verso l’interno (immagine di sé, aspettative, speranze, paure). In questa fase aumenta la necessità di esprimersi, di farsi sentire, di avere strumenti per farlo. Per un/a ragazzo/a, quindi, una delle sfide più importanti è riuscire a trovare forme di espressione di sé efficaci e non distruttive. La musica e le altre arti espressive possono diventare, da questo momento, strumenti privilegiati, forme di comunicazione, strumenti di contatto, aree di sperimentazione creativa. Inoltre possono essere terreno di scoperta, comprensione e accettazione della propria fisicità e delle differenze di genere.

È cruciale (e purtroppo spesso sottovalutato) il ruolo di accompagnamento degli adulti a una conoscenza, una sperimentazione e un uso più consapevole di queste discipline e della loro forza. Questa scoperta deve passare attraverso l'esperienza diretta, giocosa ed emotivamente significativa.

Obiettivi e propostaGli obiettivi dell'intervento con i ragazzi del CFP di Cantù sono:
  • esplorare l'espressione artistica (arte, musica, recitazione, scrittura creativa, etc.) come strumento di consapevolezza, di sé e dell'altro;
  • valorizzare i propri talenti perché possano essere la base solida su cui appoggiare la propria crescita personale e affrontare l'ingresso nel mondo degli adulti; 
  • sperimentare dinamiche di socializzazione e creare uno spirito di gruppo; 
  • sensibilizzare alla cultura popolare e ai valori interculturali;
  • stimolare una maggiore coordinazione psicomotoria e spazio-temporale.
Si intendono proporre attività di scrittura creativa, giochi artistici, dialoghi sonori, momenti di condivisione e libera espressione, sia in piccoli gruppi che nel grande gruppo classe.
Verrà chiesto ai ragazzi un grande impegno nel rispettare un patto di fiducia reciproca, nel non giudicare, nel non sentirsi giudicati e nel trattare le espressioni dei compagni come tesori preziosi da accudire. I partecipanti saranno protagonisti attivi e verrà proposto loro di mettersi in gioco in prima persona. Si cercherà di favorire una riflessione sull’importanza di saper scegliere la propria modalità di espressione, per uscire dalla gabbia della comunicazione massificata e stereotipata. Si accennerà così anche alle molteplici possibilità offerte dalla tecnologia per la ricerca e la scoperta attiva.


Chi partecipaLa proposta si rivolge a tutti gli allievi del centro.


Tempi e durataDurante tutto l'anno scolastico '16 – '17.


MaterialeLa conduttrice porterà il materiale adatto alle singole attività. Se la scuola possiede alcuni materiali utili potranno essere utilizzati di volta in volta (cancelleria, supporti audio-video, computer).